MARVEL IT presenta:

#61

Ritorno al futuro

 

 

Empire State Building

Una donna in tailleur nero entra nell’edificio con passo altezzoso; un ampio cappello nero ne adombra il volto, lasciando intravedere soltanto i capelli biondi che ricadono sulle spalle.

Richiama l’ascensore mentre qualcosa squilla nella sua borsetta. Un leggero sbuffo di fumo nero esce dalla borsa quando ne estrae un cellulare e risponde.

-Lou, che meravigliosa sorpresa ! Non credevo avessi ancora il mio numero.

La donna entra nell’ascensore, premendo tre volte di fila il tasto 6. L’ascensore sale rapidamente.

-Sì, è bello essere tornate. Ho ricevuto il tuo mazzo di rose nere… Nessuno degli altri ha avuto il tuo stile. Sei sempre il mio preferito, Lou, lo sai.

Il sesto piano passa quasi subito. La velocità aumenta abbastanza da far superare il sessantaseiesimo piano prima che l’interlocutore abbia finito di parlare, ed è chiaro che non si fermerà molto presto.

-Non ne dubitavo, sai quanto è permaloso Shuma. Oh, le solite cose… un trono di teschi da Mefisto, il sangue di cento vergini da Satannish… i soliti esagerati. Ti ricordi ancora di Cloot ? Sì, non si fa sentire da un’eternità… no, voleva vendermi tutte le anime di Los Angeles in cambio di un paio d’ali di arcangelo. Davvero ! Come faccia a restare in affari è un mistero per tutti…

L’ascensore passa il 103simo piano. In teoria, l’Empire State Building è finito. L’ascensore sale ancora.

-No, non è una questione di età… Hela mi ha mandato un bellissimo pugnale in dente di drago, e Plutone mi ha promesso sei mesi gratis nell’Erebo.

La velocità diminuisce notevolmente quando si supera il seicentesimo piano, ritornando a muoversi normalmente sopra il seicentotrentesimo.

-Tranquillo, certo che non ci casco… mi staccherebbero tutti la testa se potessero. Non è così facile corrompermi, e tu lo sai bene. Ora temo di doverti lasciare, mi sono appena trasferita ed ho ancora un mucchio di lavoro da fare. Sì, certo, anche a te. Teniamoci in contatto, Lucifero. E salutami tuo figlio.

L’ascensore si ferma al 666simo piano, ben oltre la terra ma non ancora in cielo, e le sue porte si aprono.

Oltre le porte, il vestito formale si trasforma in qualcosa di ben più ardito. Stivali di pelle nera che arrivano poco sopra il ginocchio, con tanto di acuminati tacchi a spillo. Lunghi guanti da sera neri, strappati in più punti. Uno striminzito corsetto nero con profonda scollatura, e biancheria intima ancora più striminzita. E nera, naturalmente.

Alle sue spalle si muove, anche se non c’è un filo di vento, un lungo mantello del nero più scuro che possa essere immaginato dall’uomo.

Negli occhi brucia un intenso rosso infernale. Unica nota stonata dell’immagine, gli angelici capelli biondi.

Il corridoio è breve, e nelle sue pareti sono scolpite orrifiche immagini di uomini e donne all’apice della sofferenza. Tutto termina in un ampio portone su cui brucia perenne la scritta “Lasciare ogni speranza prima di entrare, grazie”.

Il portone si apre da solo al passaggio della donna. Dall’altra parte un modesto appartamento moderno; un grosso demone dalla coda attorcigliata attorno al busto sta spolverando la statua di un uomo dalla testa di fiamma e l’odio negli occhi, quando si volta.

-Darklady, mia signora… ho eliminato tutti i demoni minori che bivaccavano qui, come mi aveva chiesto.

-Ottimo lavoro, Minosse. Ci sono messaggi per me ?

-Ancora nessuna notizia dalla Dimensione Oscura, Darklady. E non sembra che il Mago Supremo ci abbia ancora trovati…

-Ti ho già detto di non preoccuparti di Rintrah… né di Strange. Bandirmi da questo piano è ben oltre le loro possibilità, ora.

Il mantello si stacca dalla sua padrona, seguendola fluttuando. Darklady si siede sul suo trono, rivolto verso la vetrata che mostra per metà la città di New York e per metà l’Inferno.

-Con tutto il rispetto, mia signora… non è mai saggio sottovalutare un Mago Supremo…

-Oh, stà zitto. Se hai troppa paura per lavorare con me, ci sono tanti altri demoni che potrei pagare anche meno… ho sentito che Mammon e Moloch sono tornati in auge…

-Non giudico la sua potenza, Darklady. Le concedo di avere la più possente scorta di energie mistiche che una mortale possa controllare… anche se ci sarebbero altri pretendenti… ma la sua conoscenza delle arti mistiche è giovane. Sarebbe più saggio non restare così vicini a...

Il demone si zittisce quando un lembo del mantello nero si allunga e lo afferra per il collo, stringendo fino a fargli perdere fiato nonostante usi tutta la sua forza per liberarsene.

La stretta diventa così forte da staccare la testa di Minosse, che rotola sul pavimento.

Darklady sospira, e in una nuvola di zolfo il cellulare riappare nella sua mano sinistra.

-Centralino ? Vorrei il numero di un certo Belzebù. Ottavo cerchio, decima Bolgia credo... Sì, attendo in linea.

 

Molo 3

Pochi minuti fa, un uomo in costume blu scuro e giallo dalle grandi ali sulla schiena è atterrato nell’ombra, ignorato dai più. Sembrerebbe che si stia guardando attorno, ma non è affatto così.

Sotto la maschera di Nottolone, infatti, Kyle Richmond non ha più gli occhi. Ma oggi non gli servono.

Preme un pulsante nascosto nella cintura, e qualcosa emerge rumorosamente dalle acque. Una grossa cassa di legno, trasportata da una Miss Marvel zuppa d’acqua.

-Phua ! Ma che scaricano nei fiumi di questi tempi !?

-Sarà il caso di sbrigarci, Miss Marvel… al momento nessuno ci sta guardando, ma non so quanto durerà.

Mentre la donna appoggia la pesante cassa sul molo, Nottolone apre il portone del magazzino delle Richmond Enterprises.

-Se lo dici tu. Era proprio necessario farmi restare sott’acqua così a lungo ? Non so quanto ancora avrei potuto trattenere il fiato…

-Dovresti scoprirlo, allora. E di certo non vogliamo che qualcuno scopra che stiamo nascondendo qui una macchina del tempo mistica, giusto ?

-Come vuoi. Abbiamo finito ? Dovrei occuparmi di parecchie faccende in sospeso…

-Vai pure. Anch’io ho molte cose da sistemare…verrebbe da pensare che un miliardario possa sparire per tre mesi quando gli pare e piace, invece…

-Spera solo di non scomparire nello spazio per anni, o dover organizzare un matrimonio. Quelle sì che sono grane !

Giusto il tempo di spostare la macchina del tempo nel magazzino, ed i due super-eroi sono già in volo.

-Mi raccomando, se tu e Dane aveste bisogno di qualunque cosa sapete dove trovarmi – si raccomanda Nottolone.

-Oh, io non mi preoccuperei troppo. Siamo super-eroi, siamo abituati a ben peggio vero ?

 

Oracle Incorporated, laboratori di Ricerca & Sviluppo

Dane Withman incrocia le braccia, mentre il suo interlocutore si limita a versarsi una tazza di caffè.

-Cosa significa “licenziato” !?

-Che lei non dovrà più lavorare per noi, e noi non la dovremo più pagare.

-Dottor Brockman, mi dia almeno una possibilità di spiegarle…

Lo scienziato fa segno di non continuare, beve il suo caffè, e si aggiusta quel poco di capelli che gli sono rimasti. Una vena sulle tempie di Dane sembra essere sul punto di scoppiare…

-Dottor Withman, lei è stato assunto dal fondatore di questa multinazionale e messo personalmente a capo di questo progetto… nonostante le mie credenziali fossero sostanzialmente superiori alle sue, come ricorderà. Mi ammazzo di lavoro da anni, ed il signor McKenzie non sa neanche chi sono.

-E come le ho spiegato, è stato lo stesso Namor… volevo dire, lo stesso signor McKenzie a trasferirmi temporaneamente ad un progetto segreto per questi tre mesi.

-Mi prende per uno stupido, dottor Withman ? Ho già chiesto al signor McKenzie come comportarci nei suoi confronti; mi è stata data piena responsabilità in materia, e sono stato messo a capo del progetto. Immagino che la sua inaffidabilità sia più importante della sua amicizia con il capo…

-Sono molto dispiaciuto di come sono andate le cose, dottor Brockman

-Io neanche un po’. Vede… non tutti gli scienziati sono ricchissimi eredi di castelli inglesi e non danno del tu a super-eroi multimiliardari, e devono farsi strada con fatica. Addio.

-Ma… non può fare questo ! Ho organizzato io questo intero progetto ! Dopo…dopo tutto quello che ho fatto per la Oracle… questo è il risultato ? “Addio e buona fortuna” !?

-Non ho mai detto “buona fortuna”.

 

Agenzia di modelle Millie Collins

Nei suoi abiti civili che nascondono malissimo la sua origine divina, la Valchiria bussa alla porta. Attende un po’ nervosa, forse preoccupata che il piccolo baule che porta sottobraccio come se fosse una borsetta attragga troppo l’attenzione.

-E’ aperto – risponde una voce familiare.

Dall’altra parte della porta, Patsy Walker e una donna bionda di qualche anno più vecchia stanno risistemando lo studio, lasciato in totale disordine per tre lunghi mesi.

-Val, che bella sorpresa… conosci la signora Collins ?

-Non rammento di averla conosciuta… ma le amiche di Patsy sono mie amiche, signora Collins.

-Oh, chiamami Millie. Non vorrai farmi sentire vecchia di migliaia d’anni, vero ?

-Comprendo la sensazione…”Millie”. Il mio nome è Brunhilde.

-Brunhilde… detta “Val”… con quel corpo, immagino tu sia una modella o un’attrice ?

-Al momento non ho un impiego, e se permette preferirei non parlare delle mie passate esperienze lavorative.

-Onoranze funebri, tradizione di famiglia – sussurra Patsy alla sua datrice di lavoro.

-Capisco… beh, è un peccato. Ha già un posto per la notte ? Vedo che ha con sé una valigia e mi creda, trovare una stanza a New York è impossibile di questa stagione…

-Ehm, Val vive qui… è di ritorno da un viaggio nel suo… paese, per aiutarmi a ristabilirmi dopo gli ultimi… eventi – trova una scusa Patsy.

“Dammi una scusa per cambiare discorso” pensa Hellcat, cercando di comunicare la cosa con un preoccupato sguardo alla compagna di squadra.

Sfortunatamente, per tutte le sue ottime qualità, la Valchiria non è mai andata per il sottile.

-Patsy, hai discusso con Millie gli eventi degli ultimi mesi ? Eravamo d’accordo di tenere la cosa segreta.

-Non vi preoccupate, capisco i problemi legali dell’ex marito di Patsy troppo bene per mettermi a giudicare. E poi, il mondo può fare a meno di una stilista di moda per tre mesi !

-Non stavo parlando del suo ex marito…

-Val, allora, stavi per dirmi di come vanno le cose al tuo paese ? – continua a cambiare discorso Patsy.

-Mi sembrava di aver sentito un leggero accento… Svezia ? – chiede Millie, la cui curiosità è stata impietosamente stimolata.

-Valhalla.

La modella risponde con una smorfia incredula e un sopracciglio alzato, per cui la dea corregge il tiro:

-Norvegia.

-Se le venisse mai voglia di tentare una carriera da modella, miss… oh, mi scusi, non ricordo il suo cognome ?

-Einherjar – risponde la Valchiria, con sicurezza.

-Bene, miss Brunhilde “Val” Einherjar, se volesse diventare una modella, sa dove lavoro. Ci vediamo più tardi, Patsy.

L’ex modella esce dallo studio, e quando la porta si è chiusa Patsy tira un lungo sospiro di sollievo.

-Una donna interessante – giudica l’asgardiana.

-A momenti capiva tutto… preferisco non si sappia che sono una super-eroina. Però sono curiosa… “Einherjar ?

-Gli spiriti valorosi morti in battaglia. Come Valchiria, il mio compito era di scortare le loro anime nel Valhalla… mi è sembrato appropriato.

-E un po’ troppo spontaneo. Dì la verità… da quanto avevi in mente di usarlo come falso cognome ?

-Da qualche tempo. Patsy… credi che Millie fosse sincera ? Sarebbe veramente intenzionata a fare di me una modella ?

-Sì, ma non preoccuparti… non ci resterà male se rifiuti.

La Valchiria non risponde subito, avvicinandosi alla finestra ed osservando le strade di New York. Poi chiede:

-E se invece volessi accettare ?

 

Richmond Enterprises

Gli altri dirigenti guardano con curiosità l’espressione di Kyle Richmond, nascosta dietro gli spessi occhiali da sole. Mentre la relazione sui profitti dell’ultimo trimestre continua tranquillamente, non possono fare a meno di chiedersi… come fa un uomo che si ritrova cinque volte più ricco rispetto al mese precedente avere un’espressione così preoccupata ?

-…e diversificare maggiormente la nostra offerta. Ci sono domande ?

L’ufficio resta in silenzio per qualche secondo, mentre tutti si concentrano su Kyle aspettando che parli.

-Abbiamo finito ?

-Signor Richmond… dall’ultima volta in cui si è presentato ad una riunione, questa industria è diventata ricca e potente quanto non lo è mai stata. Non ha nulla da dirci ?

Il dirigente in doppiopetto impeccabile si alza in piedi, camminando verso la porta.

-No, direi che avete fatto un ottimo lavoro anche senza di me.

Nello stupore generale, Kyle Richmond semplicemente lascia la riunione. Nei corridoi del grattacielo, un uomo sovrappeso di mezz’età si affatica per raggiungerlo e fermarlo mettendogli una mano sulla spalla… o almeno ci prova, perché Kyle scatta nervosamente e gli afferra il polso prima che si avvicini troppo.

-Ow ! Calmati, Kyle, mi stai facendo male !

-Io… scusa, Bill, sono un po’ nervoso ultimamente. C’è qualcosa che volevi dirmi ?

-C’è qualcosa che non va nella compagnia, ultimamente… troppe piccole compagnie che investono nei nostri progetti, e non riusciamo a scoprire chi siano i veri proprietari. Il tuo 32% è stabile, ma tutti gli altri azionisti stanno cominciando a vendere. Alcuni riescono a venderle a più di dieci volte il loro valore !

-Stai suggerendo che qualcuno sta cercando di rilevarci, Bill ?

-Non lo so…ma Kyle, come tuo amico e consigliere… non so dove tu sia stato negli ultimi mesi, ma se non ritorni a prenderti cura seriamente della tua compagnia… rischi di perderla entro l’anno.

-Ci penserò su, Bill… ma per il momento, ho cose più importanti a cui pensare.

Il centesimo uomo più ricco del pianeta si allontana dal collega, mentre nelle vene sente il desiderio di volare.

 

Ex appartamento di Carol Danvers

Dane Withman arriva davanti al palazzo con il morale già a terra, sperando che la moglie possa consolarlo. La trova a parlare al cellulare, con un tono decisamente arrabbiato.

-Come sarebbe a dire !? Ci sono ancora i diritti dell’ultimo… come non bastano ? Senti, Joan… ho bisogno di quell’anticipo, non posso… no, non ho ricevuto nessun avviso dalla banca… non credo, almeno… non ho cercato di ignorarti, davvero ! Joan ? Pronto ? Pronto !?

Prima che Dane si sia potuto avvicinare alla moglie, questa stringe il cellulare così forte da ridurlo in briciole.

-Che è successo ? – chiede.

-Dovevo consegnare il mio libro due mesi fa… quando ho perso la scadenza e non hanno più sentito mie notizie, hanno chiesto che gli restituissi l’anticipo. Come se non bastasse ho perso tre mesi di affitto e quindi la casa… e quel bastardo del proprietario ha pure venduto tutto quello che poteva !

La donna respira profondamente, gettando i resti del telefono nel più vicino cestino e stringendosi poi al marito.

-Lo so che erano solo oggetti… ma ho faticato tanto per recuperare i miei ricordi che… perdere tutto quanto di nuovo… guardami, anni di addestramento militare e guarda come mi riduco per una sciocchezza del genere…

-Non dirò niente a Capitan America, promesso – sorride il Cavaliere Nero accarezzandole i capelli.

-Almeno abbiamo ancora la tua casa e il tuo lavoro…

-Una su due, temo.

-Cosa !? Non dirmi che Galactus è inciampato sulla tua…no, aspetta. Namor…non oserebbe, vero ?

-Ecco… non è stato direttamente lui a licenziarmi…credo…

-Gli strapperò quelle orecchie a punta ! Ma chi si crede di essere ?

-Carol

-Lui può sparire per anni e lamentarsi se gli fregano il trono di Atlantide, mentre dei poveri lavoratori non possono…

-Carol

-Qualcuno dovrebbe fargli una bella lezione sulla lealtà !

-Carol, stai levitando in mezzo alla strada.

 La donna guarda verso il basso, sbrigandosi a tornare coi piedi per terra. E’ ancora arrabbiata… ma rilassa i pugni, le energie aliene all’interno del suo corpo scemano, e sorride.

-Almeno ho riavuto i miei poteri… il tempo dà, il tempo prende. Ceniamo fuori stasera ?

Il cellulare di Dane Withman suona, e lo stesso farebbe quello di Carol se non fosse per ovvi motivi.

-Te lo dico tra qualche ora… è Kyle. Vuole una riunione dei Difensori.

 

Agenzia di modelle Millie Collins

Patsy Walker si siede alla propria scrivania, incurante del disordine che si è lasciata dietro.

-Vuoi diventare una modella ? Sul serio ?

La Valchiria alza leggermente le spalle, distogliendo lo sguardo fingendo interesse per gli schizzi di nuovi abiti.

-E’…è una possibilità…

-Okay…allora, chi sei ? Uno degli Spettri Neri ? L’Incantatrice ? Ho sempre voluto incontrare uno Skrull

-Non comprendo di cosa tu stia parlando, Patsy.

-Sì che lo sai, ci conosciamo da troppo tempo. Val… cosa c’è che non va ?

L’asgardiana sospira, posando a terra la pesante valigia ed incrociando le braccia. La sua voce non tradisce segni di debolezza, ma è chiaro che è turbata.

-C’è stato un tempo, Patsy, in cui combattere nel nome di Odino e scortare i guerrieri caduti al Valhalla era tutto per me. Per secoli non ho avuto altro che il mio ruolo da Valchiria a riempire la mia vita. Ed anche quando sono arrivata a Midgard, quando sono entrata nei Difensori… all’inizio non c’era molto altro. Ma continuando a vivere tra i mortali… e condividendo la mia essenza divina con alcune donne di Midgard… anche ora che potrei tornare tra le Valchirie, non potrei più farlo. Desidero una vita che non comprenda soltanto combattere e scortare i morti.

-Vuoi crearti una tua identità civile ? – è lievemente sorpresa Patsy.

-Siamo scomparsi per solo tre mesi, Patsy… un piccolo lasso di tempo per i mortali, e privo di significato per una dea. Eppure, la vostra vita è così importante per gli altri abitanti di Midgard che ne avete già subito le conseguenze. E…mi affligge il pensiero che, se scomparissi anche per più tempo, ben pochi lo noterebbero.

-Per questo sei venuta da me… hai bisogno di qualcuno che ti aiuti a ricrearti una vita, ed io l’ho fatto molto di recente.

Patsy Walker si alza in piedi, avvicinandosi all’amica di vecchia data e mettendole una mano sulla spalla.

-Val, mi sei stata vicina quando ne avevo più bisogno e credimi, non l’ho dimenticato. Ti aiuterò come posso, ma ricordati… la vita del ventunesimo secolo è molto diversa a quella a cui eri abituata secoli fa, potrebbe essere difficile adattarsi.

-Se la memoria mi assiste, abbiamo già compiuto l’impossibile molte volte.

Le due donne si sorridono, e Patsy si sfrega le mani.

-Allora, “Brunhilde Einherjar”, la prima cosa da fare è chiamare la Bestia e scoprire se le sue vecchie conoscenze servono ancora allo scopo. E poi… non hai messo il tuo cavallo alato in quel baule, vero ?

-Sai benissimo che non cavalco più Aragon, Patsy… trasporto solo pochi oggetti personali e la Spada Cremisi.

-Meglio ! Perché dobbiamo tutte e due trovarci una casa, e non avrei mai diviso l’affitto con un cavallo.

-Non sono certa che questa sia una scelta…

Il suono del cellulare di Patsy interrompe la conversazione.

 

Molo 3, mezz’ora dopo

La luce artificiale del magazzino illumina i Difensori, mentre Nottolone preferisce restare nel cono d’ombra. L’espressione dei presenti è un misto di impazienza e rassegnazione… hanno troppe cose per la testa per lamentarsi di questa improvvisa riunione, o della ritrosia del miliardario ad iniziare a parlare.

-Mi dispiace avervi richiamati con questa urgenza… capisco che abbiamo tutti delle vite private, e che i Difensori non hanno mai tenuto delle regolari riunioni… anche se sostengo ancora che dovremmo, anche se comprendo di non avere diritto ad imporvele visto che non sono mai stato eletto come capo del gruppo.

-Dovremmo discuterne seriamente prima o poi – ricorda Miss Marvel, appoggiandosi alla cassa di legno che contiene la macchina del tempo.

-Ci sono molte cose da discutere, Carol. Saremo tutti molto impegnati a rimediare il tempo perduto, e ci sono molte questioni in sospeso che avranno la priorità. Il mistero della Fabbrica di Carne… la Spada Cremisi che abbiamo ottenuto da Torn

-Suppongo che qualcuno reclamerà i sette Sigilli del Cielo impressi su di essa – considera la Valchiria, impugnando l’arma.

-Dobbiamo decidere che cosa fare della macchina del tempo di Zarrko – prosegue il Cavaliere Nero.

-E scoprire che fine abbia fatto la povera Replica – finisce Hellcat.

-Come dicevo, abbiamo molte cose da considerare. Ma alla luce di quanto ci è successo, volevo che tutti voi ricordaste… che forse non siamo un gruppo, ma siamo i Difensori. Non siamo una famiglia come i Fantastici Quattro, i rappresentanti di una razza come gli X-Men, o una forza di pace come i Vendicatori. Onestamente, nessuno sa cosa siamo. Siamo cinque persone che non hanno quasi niente in comune, che andrebbero all’inferno l’una per l’altra… anzi lo abbiamo fatto tutti ormai… ma rispettiamo il desiderio degli altri di essere quello che vogliono. Siamo il gruppo di super-eroi che non vogliono essere in un gruppo. Ci lega qualcosa di più potente del fatto che non abbiamo niente a legarci. Qualcosa di indescrivibile e indissolubile.

Nessuno risponde, non aspettandosi parole del genere dallo stoico Nottolone. E perché non c’è nulla da aggiungere… non subito.

-C’è qualcosa che devi dirci, vero Kyle ? Qualcosa che ti fa stare male, ed hai paura che ci ferisca – capisce poi Hellcat.

-Probabilmente non ve ne siete accorti per tutti gli altri problemi della nostra assenza, ma io ho un personale per certe cose. Sono sicuro che tutti avrete ricevuto numerosi messaggi telefonici il mese successivo al nostro ritorno. Qualcuno di voi ha sentito il Dottor Strange, Rintrah o Wong ?

-Avevo diversi messaggi in segreteria, non sono ancora riuscito a sentirli tutti – ammette Dane Withman.

-Lo stesso vale per me – annuisce Hellcat.

Nottolone estrae il proprio cellulare dalla cintura, preme alcuni pulsanti, ed alza al massimo il volume del microfono.

-Padron Richmond, sono Wong. Padron Rintrah si scusa di non averla contattata personalmente, ma non è familiare con la tecnologia terrestre. Il Mago Supremo mi ha pregato di avvisare lei e i suoi compagni Difensori di una notizia allarmante… ha avvertito distintamente il ritorno di Darklady in questa dimensione, nella città di New York. Vi prega di contattarlo appena possibile.

Il gelo avvolge il magazzino. I ricordi del tradimento di Topaz… della morte di Ringer, la mutilazione di Nottolone, ed il dolore causato all’intero pianeta nella sua trasformazione in Darklady

-Due Inferni non sono bastati a spezzare quello che ci lega. Resisteremo anche a questo.

Gli eroi annuiscono silenziosamente, alla luce artificiale. Nessuno sguardo si incrocia.

Poi, finalmente, la Valchiria accenna un sorriso e chiede:

-Ceniamo insieme stasera ?

 

Empire State Building, 666° piano

Seduta sul suo trono di teschi, mentre un demone le versa il sangue di mille vergini sacrificate, Darklady osserva pensierosa il panorama di cielo e inferno.

Il silenzio è formale, distaccato. In uno specchio deformato si riflette l’immagine dei Difensori che escono dal magazzino.

-Vorrei che tu avessi ragione, Kyle… ma certi legami si dimostrano troppo fragili per gli esseri umani,…

-Ancora sangue, milady ?

-Lasciatemi sola – ordina la signora delle tenebre. I demoni servitori, terrorizzati dalla sua voce e rassicurati da ciò che ha chiesto, si sbrigano ad obbedire.

Nel suo attico tra paradiso e inferno, nascosta nella sua Cappa delle Ombre, nessuno può vedere l’espressione malinconica della donna che un tempo era Topaz

 

CONTINUA